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Immagine del redattoreLo Staff

23.11.1980 – Un popolo lasciato a sé stesso.

41 anni sono già passati da quel giorno. Le nuove generazioni non potranno ricordare ma i nonni e i genitori ricordano ogni istante di quei 90 secondi nel quale tutti furono catapultati dalle loro case in strada, vedendo il lavoro di una vita cadere sopra i ricordi, sulle persone care.


Il terremoto che colpì l’Irpinia nel 1980 è uno dei momenti più bui che si è vissuto in questo Paese. Napoli, Puglia, Basilicata furono colpite dal sisma ma si registrò un dato atroce soprattutto in Alta Irpinia: si parla di quasi 3000 morti e 9000 feriti. Può sembrare un bollettino di guerra. Chiedete a chi lo ha vissuto, com’è stato vivere in strada e in roulotte senza sapere quando si sarebbe potuti tornare ad una casa vera. Senza ricevere un vero aiuto dallo Stato. Infatti non si parla di un semplice terremoto ma di una tragedia nella tragedia.


Gli organi competenti che all’epoca avevano il compito di occuparsi degli sfollati e di soccorrere le persone intrappolate sotto le macerie attuarono una linea direttiva negligente che porto i soccorsi in una terra sofferente, compreso il mandamento baianese, solo diversi giorni dopo lasciando che la neve finisse di seppellire le persone distrutte.


Sono in questi momenti che si vede come l’umanità non è divisa da barriere ma è una sola comunità, stando ai migliaia di volontari che si mossero per dare una mano. Sandro Pertini, all’epoca Presidente della Repubblica, condanno duramente l’operato dei responsabili dei soccorsi e si mosse in prima persona per poter dare tutto il supporto necessario.


Ad oggi noi guardiamo nel passato una cicatrice nella terra irpina e che possa sempre ricordarci come una piccola provincia come Avellino, seppe unirsi e risollevarsi.


Autore: @_wi.cast_


Fonte: www.ansa.it


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