Parrocchia dell'Ascensione
A' parrocchj
Mugnano possiede nel perimetro del suo abitato sette tra Cappelle e Chiese ma per antichità ci conviene dire innanzi di ogni altra della Chiesa dell'Ascensione.
Questa eretta sul lembo di una falda di montagna, che per poco s'insinua nel paese e perciò si trova in punto elevato da dominare tutta la contrada. Vi si ascende per una prima ampia e comoda scala in pietra vesuviana, chiusa da ben lavorato cancello di ferro.
La prima scala ferma ad un atrio rettangolare t'introduce al sacro vestibolo, posto tra mezzogiorno ed occidente.
Ad una sola navata, lunga 90 palmi e larga 42, è molto alta e assai luminosa per gli ampi finestroni che circondano i due lati, sembra però monca, perché senza Cupola o altro finimento all'esterno.
Le fabbriche sono di buonissima costruzione resistendo ai secoli, forma il più bel pregio delle opere degli Egizi, si scorge così che è di tale maniera questo augusto gran Tempio, che sembra edificato con tutte le regole dell'architettura.
L'elevatezza del suo piano conferma una tradizione antica che, dice che l'attuale fabbricato, fu costruito in tempi posteriori alla prima fondazione del paese sopra altra Chiesa più piccola ivi già esistente e lasciata poi per sepoltura.
La tradizione assunse il carattere di storicità da una Bolla del Pontefice Leone X del 1518, con la quale egli accettava dal Vescovo di Policastro la rassegna della Commenda che teneva di questa Chiesa di Mugnano, per passarla poi all'Annunziata di Napoli. Finalmente in una Prammatica di Re Carlo, si dà il titolo di Santa Maria dell'Ascensione.
Da ciò si può dedurre che la prima Chiesa voluta dalla tradizione, era eretta sotto il titolo di S. Maria, e la nuova, su di essa edificata, dell'Ascensione. Anteponendo poi l'antico al nuovo, o il primo al secondo titolo, si disse Chiesa di S. Maria dell'Ascensione.
Da tutto ciò sembra potersi ritenere che la prima Chiesa di Mugnano, probabilmente edificata dalla prima riunione di convenuti dal Litto, Campigliano, Pontemiano sia stata dedicata alla SS. Vergine sotto il semplice nome di S. Maria, nei tempi posteriori poi, costruitasi la presente sopra quell'antica, restando però questa a formare dei sotterranei, credettero mettere la nuova costruita sotto la protezione dell'Ascensione, ed in memoria della prima edificazione, vi fecero precedere il nome di Maria, che poi con l'andare dei secoli, dimenticata la prima erigine, restò solo il nome dell'Ascensione.
Questa Parrocchia contiene otto Cappelle con Altari. Il primo rimpetto entrando è il Maggiore; con dietro un quadro su tela che rappresenta la Salita del Cristo al Cielo, con Santi e Sante, con Maria Vergine, in diversi atteggiamenti di stupore e riverenza. In origine questo quadro doveva essere bellissimo, perché opera del famoso pittore Tommaso Montella ma circa l'anno 1830, venuto un tal Nicola Desiderio da Sarno per restaurarlo, lo dipinse tutto e guastandone le figure lo sfregiò, come si vede, da bellissimo e pregiato qual era eccita oggi a riso per le contorte posizioni dei personaggi.
L'Altare che vi sta avanti è di una bellezza e pregio singolarissimo. Si ascende alla predella di bianco marmo, per tre scalini similmente di pietra a mosaico a grossi pezzi. Ai due lati di fronte, dopo la mensa, vi sono due vasi con fiori di colori sì vivi, che stenderesti la mano per coglierli, uccelli sì naturali, che sembrano muoversi, la madreperla intagliata con fiori ben disposti, che scendono in mezzo a tanta bellezza. Quest'altare si può definire l'opera più bella del famoso pittore Abate Andrea Belvedere. Lunghe ghirlande di fiori di similgenere adornano i due gradini; la Torretta poligona sovrasta la Custodia.
Questi stupendi lavori, dal fondo nero dove son posti, ricevono uno spicco e risalto che sorprende. Di belle sculture sono le due teste di cherubini di marmo bianco che formano i capialtare, come similmente è la tomba a rilievo con lo Spirito Santo sul palliotto di marmo rosso scuro.
Quest'Altare ornava la Chiesa dei Frati Domenicani a Nola, nel Convento detto di S. Spirito, posto sul limitare di questa città, fra oriente e settentrione, ma sgombrato per la prima legge di soppressione, emanata nei primi anni del volgente secolo, merce gli impegni e le premure del nostro concittadino don G. B. Rega, allora Consigliere Provinciale, si ottenne dal Governo, cui era rimasta la Chiesa, questo bellissimo Altare.
Il Comune affidò la cura del trasporto di esso, oltre a due fabbricatori e ad un marmoraio, ancora a tre delegati, onde vigilassero quest'opera delicatissima loro affidata.
I tre Delegati furono il Sac. D. Giovanni Canonico, il laico professo Agostiniano Scalzo Felice Miro, finalmente l'allora giovane D. Pasquale Bianco di Paolo.
Al lato dell'Epistola di quest'Altare Maggiore è una Cappella quadrata.
Al muro difronte vi pende un Crocifisso di più che naturale grandezza, e sebbene di cartapesta, pure molto ben fatto e naturale, questa si dice Cappella del Crocifisso Innanzi ad esso v'è un Altare, il palliotto, i fianchi o laterali di esso formano la seconda gemma di questa Chiesa.
Tutto presenta un barocco di fiori di vari colori, il tempo ne ha quasi smorsata la vividezza. Crediamo poi questo altare, prima in altro sito della detta Chiesa, fosse stato dedicato alle Anime Purganti, perché al lato dell'Epistola v'è la Vergine Addolorata
In questa Cappella si conserva la SS. Eucarestia, e ci si narra che le mura di essa erano tutte istoriate di belle figure allegoriche, dipinte come sol dirsi affresco ' per istillare nei cuori rispetto e venerazione all'Ostia Consacrata, ma nel restauro fatto a tutta la Chiesa nel 1818 si credette imbiancare le pareti e così cancellare tutto.
Nei tempi del Feudalesimo questa Cappella veniva governata da tre Economi: uno della giurisdizione del Loffredo e due da parte della SS. Annunziata di Napoli, i quali vi designavano un Cappellano ad nutum tenuto a celebrare due Messe per settimana.
Possedeva poi, detta Cappella, diversi pezzi di territori, selve ed anche un'osteria nella strada degli Archi ', con la legge vigente fu questa venduta, ed ora è casa di particolari.
Di rimpetto a questa Cappella e alla parte del Vangelo di detto Altare Maggiore, vi è un'altra Cappella simile. Sul fondo vi è un quadro, ad olio su tavola rappresentante la SS. Annunziata e l'Arcangelo Gabriele, su nubi l'eterno Padre ed altri accessori. L'insieme è di tanta finezza e simmetria, che quei visi ti riempiono di dolcezza il cuore e dagli atteggiamenti spingono lo spirito a venerazione.
Questo bellissimo quadro il Guadagni' lo attribuisce ad un celebre pittore Fabrizio Santafede — nato circa il 1560'.
Questa Cappella si fece dal Parroco D. Giuseppe REGA nel 1818 e l'altare è di diritto Patronale della famiglia De Gennaro.
Prima di allora il quadro era situato su di un altare di fabbrica, che stava a linea della cappella, pure di patronato della famiglia De Gennaro, nello spazio che ora occupa la cappella, vi era la Sagrestia. Per fare la Crociera propria delle chiese antiche, si costruì la detta cappella a spese forse del Patrono, allora vivente D. Gennaro De Gennaro.
Si restrinse allora la Sagrestia e il De Gennaro vi fece a sue spese l'altare marmoreo esistente, così come ancora lo prova l'accennata iscrizione latina.
Estinta poi la famiglia De Gennaro, questo diritto passò agli eredi di parte delle donne, ora divise in tre famiglie. Due di esse, non avendo voluto contribuire al mantenimento della cappella, hanno abbandonato il Patronato, esercitato al presente solo da D. Biagio Sirignano, il quale vi fece il pavimento, i finestroni e molte altre migliorie e mantiene con decoro l'altare e vi fà solennemente celebrare la festa religiosa del 25 Marzo.
Al centro della cappella vi è l'apertura del sottostante sepolcro familiare con pietra in marmo bianco, che riporta gli stemmi di famiglia.
Più in un'urna vi riposa oggi solo D. Gregorio e la sua famiglia.
Al lato destro della Chiesa, dopo la Cappella del Crocifisso, viene quella della Concezione. Vi è un quadro su tela restaurato e guastato come quello dell'Altare Maggiore, il Guadagni però ne fà onorevole menzione, come di eccellente opera ai suoi tempi'. Sotto vi è altare dí legno, che sebbene corroso dal tempo, pure bello per gl'intagli e le antiche dorature.
Questa cappella è di Diritto Patronato della Congrega dello stesso titolo, posta alle spalle di essa, qui fu fondata la Pia Adunanza dell'Immacolata.
All'arco seguente vi è quadro grande della Madonna delle Grazie con S. Giuseppe e S. Francesco di Paola, sotto vi è il confessionale. Anticamente vi era altare in legno di Diritto Patronale del Dott. Fisico Michele Bianco, non avendo egli lasciato figli andò in possesso di una sua nipote.
Più appresso vi è una cappella dedicata alla Vergine del Rosario con quadro troppo rozzo, altare in legno dipinto chiassosamente, il tutto del 1835 opera di un tal Raffaele Petitto da Castelvetere, certamente pittore di baccanali.
Il Guadagni ci dice che ai suoi tempi qui vi era istallata una Pia Confraternita sotto il titolo dei PP. Domenicani del Monastero di Durazzano, 1592.
Noi però non abbiamo potuto avere conferma alcuna sulla veridicità di tale asserzione.
La quinta ed ultima cappella di questo lato è dedicata a S. Lucia.
Vi è un buon quadro antico con la Madonna della Sanità, S. Biagio e S. Lucia. Fin da tempi remoti è esistito altare in questa cappella di diritto patronato dell'illustre famiglia Franchi, si legge sul quadro chiaramente D. Fabrizio Franco, la cui famiglia estintasi, con essa finì l'altare e il quadro fu ritirato dalla famiglia Fiorilli, parente ed erede, solo circa venti anni addietro fu rifatto l'altare in fabbrica a spese della Parrocchia e il quadro restaurato a spese degli eredi Fiorilli.
Dal destro passando al lato sinistro, cioè all'Evangelo, e precisamente dopo la cappella dell'Annunziata, vi è cappella con quadro su tela e di buona scuola, col Redentore, S. Giovanni e S. Lorenzo; sotto altare in marmo bianco. ma di troppo semplice scultura e rozzezza di marmi. Questa cappella è di Diritto Patronato della Famiglia Rega.
Nella terza poi vi è grosso quadro rettangolare in tela, rappresentante la Deposizione dalla Croce e sotto un Confessionale, come di fronte.
Il Guadagni dice che ai suoi tempi qui esisteva un altare di diritto patronale della Famiglia Petrilli.
Nel vano del quarto arco finalmente vi è un quadro, piuttosto dozzinale, con l'Assunzione; sotto altare di legno.
In tempi remoti era annesso a questa cappella un beneficio semplice, non sappiamo a quale famiglia appartenesse.
Lo stesso Guadagni ci assicurò che ai suoi tempi tale diritto godevasi dal D. Carlo Masuccio, come anche si legge sulla pietra sepolcrale posta innanzi sul pavimento.
Secondo descrizione lasciataci da detto storico, mancano ora in questa Chiesa tre altari che prima esistevano con relativi quadri: due dedicati alla Vergine dell'Arco, il primo di diritto patronale della famiglia Masucci, il quadro che vi esisteva doveva essere bellissimo, perché opera del famoso pittore Giovanni D'Amato, morto nel 1598; l'altro situato dietro la porta, di diritto patronale di Gennaro Bianco; e finalmente la terza cappella con Crocifisso a rilievo, che veniva amministrata da tre deputati, uno per parte del Loffredo e due della Ss. Annunziata, come altra che abbiamo descritta del Crocifisso.
Possiede questa Chiesa tre statue, due antiche ed una moderna. La prima dell'Apostolo S. Andrea in legno, alquanto guasta per cattivo restauro, la seconda del Rosario, vestita di ricco manto ricamato in oro; la terza di S. Lucia V. M., ordinata dal defunto Parroco D. Andrea Rega ed a spese dei fedeli circa l'anno 1858. Essa è di legno e di buon pregio. Sulla porta d'entrata vi è un organo, non disprezzabile, con dieci registri. Si ottenne anche per mezzo del sullodato D. Giovambattista Rega, allora Consigliere Provinciale. Dopo la prima legge di soppressione, restato vuoto il Monastero Verginiano di Marigliano, egli brigò presso il Governo e l'ottenne per questa nostra Parrocchia nell'anno 1818. Fu trasportato sotto la cura e vigilanza dei tre sunnominati individui, che ci portarono l'Altare, cioè il Canonico, il Miro e il Bianco, al sommo di detto strumento grandeggia lo Stemma di Montevergine.
Al tempo del Guadagni, circa il 1686, sulla porta d'entrata esisteva un organo con nove registri, per quale, quattro anni prima si erano spesi, senza dire da chi, 400 ducati.
Finalmente sulla torre o campanile, della stessa altezza della Chiesa, situato alla sua sinistra, vi sono due campane.
Allora oltre a tanti restauri toccava sostenere questa spesa allo Stabilimento dell'Annunziata ma non avendo voluto neanche concorrervi in parte, la erogò tutta il Comune, e perciò vi fece fare al sommo dell'arco il suo Stemma, cioè la Torre merlata che prima non c'era, in segno del suo Diritto di Patronato.
Nel 1858 vi si fece altra generale riparazione ed abbellimento.
In tale riparazione però si commise un grande vandalismo, anzi un delitto, si tolse la gran cornice di legno che circondava il quadro dell'Altare Maggiore, opera grandiosa e bellissima del sec. XVI, ornata da quattro statue il legno di Santi Eremiti e di altrettante piccole nelle nicchiette. Solo due ne ricordiamo, quella di S. Sebastiano e S. Michele, esistono ancora oggi.
Vicino al quadro (nel margine dell'orlo interno) vi era una larga fascia con teste di Cherubini egregiamente intagliata. Solo la doratura, per la vetustà e la negligenza, si era tutta perduta, ma rifatti i pochissimi intagli rotti e dipinta a bianco con solo qualche finimento dorato, sarebbe rimasta in quella Chiesa un'opera bellissima e degna di quell'Altare che le stava ai piedi.
Questa Chiesa ha una sola Messa giornaliera, lasciata dal fu Pio Marchese D. Fabrizio D'Ippolito, con pochissimi legati per il Parroco pro tempore. Vi è stabilita la celebrazione delle non poche Messe della Congrega dei Preti, perciò le cinque o sei Messe non vi mancano ogni giorno.
Esaurita la descrizione materiale della Chiesa, conviene narrare le vicende cui andò soggetta la Giurisdizione Spirituale del Parroco.
Quando Mugnano dal dominio di Montevergine passò a quello della Annunziata, troviamo che la Parrocchia era già eretta in Commenda, ma senza sapere da quando tempo, ne come, godevasi però dal Vescovo di Policastro, di cui pure ci si tace il nome, e costui pure la rassegnò a detto Stabilimento nel 1514.
Frate Antonio Celentano, monaco verginiano, forse allora Economo, presentava l'inventario delle rendite della Chiesa al nuovo Patrono, che ne assumeva il possesso ".
Con Istromento ' poi di Notar Antonio Rossano di Napoli, del dì 15 giugno 1530, gli Amministratori del pio luogo, allora Dominicantonio Crispano, Pietro de Stefano e Giovanni Feulo nominarono il detto Celentano Priore del Beneficio dell'Ascensione di Mugnano, delle sue Grande formate. dalle Chiese di Ouadrelle, di S. Pietro a Cesarano, S. Silvestro e S. Liberatore, contravvenendo però alle stabilite condizioni, essi lo potevano destituire.
Da ciò si rileva che quel Pio Stabilimento aveva il diritto di nomina ', e che l'investito non lo era in perpetuo ' ma ' ad nutum ', e finalmente aveva il titolo di Priore ' o Rettore ' o ' Vicario Curato ', come diremo, e che la Chiesa di Ouadrelle era unita a quella di Mugnano. Dai nostri Storici ' sappiamo infatti che nella Chiesa di Quadrelle non si conservava quotidianamente la SS. Eucarestia, e quando si doveva amministrare ad un in-fermo, il Parroco di Mugnano vi mandava un Sacerdote, che dopo la celebrazione della S. Messa la portava all'infermo.
Inoltre il detto Parroco andava a celebrarvi le Solennità ' con le Sacre Fumioni, vi esercitava così tutta la parrocchiale Giurisdizione.
Aumentato il numero degli abitanti di Quadrelle, si vide la necessità di supplire a tanta mancanza. Il Professore in Legge Ovidio BARILE, figlio del Giureconsulta Luca, nativo di quella terra, si adoperò gagliardamente per la costituzione del Parroco, e con l'appoggio del Vescovo di Nola, allora G. B. Lancellotti, si ottenne dal Pontefice la Bolla d'installazione della nuova Parrocchia in Quadrelle, divisa, indipendente da quella di Mugnano.
La nomina però del Parroco era devoluta allo Stabilimento dell'Annunziata in Napoli L'Università da questo momento si obbligò a pagare al suo Parroco annualmente la somma di Ducati 15, per le spese di culto e per il suo alloggio; ciò fu eseguito mercè Istromento del 29 marzo 1619. Da ciò si deve ritenere questa sottrazione alla Parrocchia di Mugnano.
Nel 1741 il Vescovo di Nola, Troiano Caracciolo del Sole, credette insufficiente un solo Parroco per amministrare i Sacramenti a Mugnano ed al Cardinale, perché cresciuta non poco la popolazione. Espresse questo suo divisamento all'Università di Mugnano, essendo poi morto il vecchio Parroco, questa radunatasi in consiglio, approvò la proposta del Vescovo. All'uopo spedì ai Sigg. Governatori dell'Annunziata domanda a tale oggetto, perché Patroni della Terra di Mugnano.
Annuirono anche loro ed il Vescovo fece allora la divisione del popolo, fissando il primo Parroco nell'antica Matrice dell'Ascensione, ed il secondo nella Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo. assegnandogli il Cardinale e poca parte di Mugnano, dividendo anche la rendita, coi corrispettivi pesi.
I Governatori del Pio Stabilimento nominarono Parroco della Matrice il Sac. D. Giovanni Giacomo Di Gennaro: approvata tale scelta, il Vescovo gli diede il Canonico Possesso nel dì 21 Aprile 1742. Per la seconda Parrocchia poi i Governatori vi nominarono il Sac, D. Nicola Di Lucia, ma avendovi costui formalmente rinunziato, nominarono il Sac. D. Giannantonio Noia.
Anche costui, non si sa perché, rinunziò e la nomina cadde definitivamente sul Sac. D. Liberato Montuori, al quale il Vescovo spedì la Bolla di Possesso nel dì 12 maggio 1742.
Passati però pochi mesi, il Parroco della Chiesa Madre cominciò a spedire querele alla S. Congregazione del Concilio, nonché alla Maestà del Re, per la fatta divisione. che chiamava ingiusta e perciò da ristabilirsi l'antica Parrocchia. con l'abolizione della nuova. Non intendiamo noi entrare nel merito dello strepitoso litigio, ma solo narreremo le cose come gli storici' ci dicono essere avvenuti.
Chiamato in causa lo Stabilimento dell'Annunziata, come Patrono, quei Governatori esibirono la Bolla del Pontefice Leone del 1518, con la male egli investiva il Pio luogo, dopo la rinuncia del Commendatario Cardinale D'Aragona e quella espressa in detta Bolla ' del Vescovo Policastrense. con la quale veniva « incorporata » la Parrocchia di Mugnano, con le altre Chiese, benefici e rendite annesse. col solo obbligo di mantenervi un « Vicario Curato » amovibile ad ogni cenno. riservando il di più delle rendite per il mantenimento dell'Ospedale del Pio luogo. Presentato tale documento alla Maestà del Re, secondo l'uso di quei tempi, venne dallo stesso deciso al 27 dicembre 1749 che il Parroco della Chiesa dell'Ascensione non poteva ingerirsi nell'amministrazione dei beni di detta Chiesa e perciò essere nulla la divisione fatta dal Vescovo, e quindi da quel momento si dava solo il titolo di «Vicario Curato» amovibile «ad nutum», lo stesso titolo si dava al secondo che risiedeva nella Chiesa di Cardinale.
Dietro tale sovrana ' disposizione, il Vescovo nel dì 15 gennaio 1750 emise un regolamento ' che venne da quei due «Vicari» solennemente accettato, col quale s'ingiungeva che ambedue usassero indistintamente la loro giurisdizione per tutta la Terra di Mugnano e di Cardinale, senza differenza durante la loro vita. Terminò così dopo otto anni lo strepitoso litigio.
Morti noi questi due «ex Parroci», Vicari Curati, seguitò lo Stabilimento dell'Annunziata a nominarvi un solo Vicario o Rettore, amovibile ' ad nutum ', come si rileva dai Libri Battesimali della Parrocchia.
Ma col passare degli anni cominciò il Pio Stabilimento ad abbandonare questa Chiesa. sia per le rendite minorate dalle vicende dei tempi, sia per sopperire ad altre spese di beneficenza, in fine la lasciò totalmente.
Il Comune allora dovette provvedere, iniziando nello stesso tempo un giudizio contro lo Stabilimento, perché lasciasse almeno le rendite, ma non avendolo ben curato, è rimasto tutto sospeso.
Nel 1808, essendo stato eletto il Rev. D. Giuseppe Maria Rega dei PP. di S. Pietro a Cesarano, potè assumere il titolo di « Parroco », non opponendosi più i capricciosi Amministratori dell'Annunziata. Al nuovo Parroco il Comune assegnò l'annuo mantenimento di Ducati 120, figura così per la prima volta questo assegno ' nel bilancio del Comune del 1814 ".
Cresciuta la popolazione, il Comune, pochi anni fà (avanti il 1875), si trovò nella necessità di dare più aiuto al Parroco e fissò lo stipendio ' per due Economi ' dipendenti dal Parroco per il servizio in Mugnano, un terzo, ma indipendente, per Cardinale, nel titolo di Economo Curato ', come si pratica al presente.
1° Commenda
La parola « COMMENDA » deriva dal latino « commendare » affidare una cosa come in deposito. Dare perciò un Beneficio ' o una Chiesa ' a titolo di Commenda era lo stesso che dare in custodia, in deposito tale beneficio o Chiesa.
In tale senso la Commenda è di antichissima origine. Nei primi tempi del Cristianesimo accadeva spesso che rimanessero Chiese vacanti per le quali non si potevano nominare subito un Rettore', sia perché í luoghi dove erano state fondate erano stati occupati da nemici, o da eretici, sia perché le stesse Chiese erano state distrutte.
Il Commendatario, o l'investito non poteva disporre liberamente dei beni e dei frutti da loro derivanti, ma era tenuto a conservarli al Rettore che sarebbe poi stato nominato.
Col passare del tempo, si cominciò a concedere la Commenda, non solo per amministrarla, ma anche per essere goduta. Ciò avveniva quando il Ve-scovo. o Chierica era costretto ad abbandonare la Chiesa affidata alle sue cure. In questo caso gli veniva affidato un altro beneficio da amministrare, finché non fosse ritornato ad amministrare il suo legittimo.
Si legge che Papa. Leone TV eresse Commende in favore di Ecclesiastici scacciati dai Saraceni dai loro benefici.
Lo stesso fece S. Gregorio VII, quando i Longobardi devastarono l'Italia. Clemente V istituì Commende a vita. Altri Pontefici le concessero a Laici ' potenti per autorità. dignità e ricchezze (Enciclopedia Popolare).
2° Commendatario
Commendatarius, in Diritto Canonico, si usò a significare « ECONOMO » di beneficio ecclesiastico vacante. Amministrazione che di ordinario si poteva avere non oltre i sei mesi, molte volte però si dava la Commenda ad un tale uomo o Vescovo. che amministrava molte Diocesi insieme, mentre era titolare di una sola. Proibendo il Diritto Canonico tale abuso, si era ricorso al ripiego di nominare il Vescovo titolare di una e nello stesso tempo Commendatario di altre. (Enc. popolare).
Così chiamavansi, nei bassi tempi, i Vassalli sottoposti ad obbedienza e a tributi secondo che da principio « commendabantur », cioè si investivano a vita di un feudo. Si dissero pure « Commendati ». coloro che si posero sotto la tutela altrui per essere difesi, sottoponendosi ad un tributo (Enc. popol.).
3° Lo Stabilimento della SS. Annunziata
Lo Stabilimento della SS. Annunziata di Napoli, tanto benefico, sorse, come tutte le altre pie opere, per devozione e lentamente.
I Germani Giacomo e Niccolò SCONDITI, nobili avvocati Napoletani, ebbero la disgrazia di cader prigionieri del Re Carlo II, per sette anni vissero vita dolorosa nel Castello di Montecatini in Toscana. Rattristati per tanto lungo patire, fecero voto alla Vergine SS. Annunziata di fabbricarle Cappella in Napoli, se li avesse liberati da sì penosa prigionia.
Nel sonno comparve loro la Vergine e li assicurò della grazia, che avrebbe loro fatta.
Poco tempo dopo, miracolosamente riacquistarono la libertà, e tornati a Napoli, fu loro primo pensiero edificare la promessa Cappella. Il luogo prescelto era di proprietà dell'arcinobile Giacomo GALEOTA, amico degli SCONDITI, perciò alla richiesta dei Germani, donò il sito e immediata-mente i pii Germani vi fecero costruire la votata Chiesetta nel 1304.
Corse il popolo a pregare la Vergine, che dispensava grazie, favori ce-lesti. Dopo poco tempo vi s'istituì una Confraternita, chiamata dei « BAL-TENTI RIPENDITI », principale esercizio era quello di flaggellarsi le carni a sangue nel giovedì e venerdì della Settimana Santa, correndo per la visita ai sepolcri, costumanza che finì al cadere dei secolo passato, cambiata in onere di carità e di beneficenza.
La Regina SANCIO nel 1324 edificò, a sue spese a lato di detta Chiesa, un Monastero per donne, dedicato a S. Maria Maddalena. Per diffondere poi la sua carità, chiese ed ottenne da quei Confratelli nel 1343, di edificare una Chiesa ed un piccolo Ospedale, che in seguito ingrandì.
L'amministrazione di questi locali fu affidata alla Confraternita dei Rependiti fino al 1339, si creò poi una Commissione ' presieduta da un « Cavaliere del Seggio di Capuano », chiamato « MASTRO NOBILE » con quattro galantuomini di famiglie popolane, che si dissero « GOVERNATORI ». Venivano essi eletti dai seggi del popolo, si nominavano ancora due « DOT-TOR T » e due « MERCADANTI », in questa amministrazione non era pre-sente il Regio Governo.
Esaminando i molti e gravi inconvenienti che si verificavano per i parti clandestini, gli Amministratori pensarono di fondare un ricovero per i bambini abbandonati. Si pose subito mano all'opera, che si rivelò di immenso vantaortio per tanti poveri bambini abbandonati.
Nel 1411 Margherita di Durazzo, madre di Ladislao, donò a questo Stabilimento benefico la città di Lesano, fu questa città il primo feudo assegnato al pio Istituto.
Non mancarono Signori e Nobili di tutto il Regno, che con denaro e feudi arricchirono la Santa Chiesa, che in poco tempo divenne molto prospera.
La Regina Giovanna II nel 1438 fece restaurare a sue spese tutto il fabbricato e lo dotò di molti altri beni, riunì altri Ospedali a quello dell'An-nunziata: l'Ospedale di S. Andico. di Santa Maria della Pietà. I Governatori divisero eli infermi in due classi: febbricitanti e feriti, tutto risultò di grandissimo beneficio per le esigenze della popolazione di Napoli.
Si aprì una Farmacia per i bisogni delle svariate opere di beneficenza, nonché per favorire i poveri infermi della città. Si migliorò il ricovero dei bimbi, si pensò alla loro educazione fino al settimo anno di età. Per le giovanette, che decidevano di ritirarsi e consacrarsi a Dio si edificò un Monastero.
Per le esorbitanti rendite possedute, fu deciso dai Governatori di aprire nel 1587 un banco di depositi e prestiti ai poveri con il lieve interesse del 4%. Se risultò un'opera benefica per i poveri, fu però un'iniziativa molto dannosa per il « Banco », perché dal 1590 fino al 1656 si dovettero vendere una gran quantità di beni, argenteria della Chiesa per realizzare la somma di un milione di Ducati per riparare alle tante truffe subite.
Fondato l'Ospedale degli Incurabili, vi furono trasferiti tutti gli infermi dell'Annunziata, fu chiuso l'Ospedale e poco dopo furono abolite anche le Casse di Prestito.
Con tali norme fu governato il benefico Istituto dalla fondazione, nel 1339, all'invasione straniera, avvenuta in questa nostra Provincia.
Nel 1809, con un Decreto, vennero uniti sotto un'unica Amministrazione tutti i bambini della Beneficenza di Napoli, nel 1815, tornato il Re Ferdinando, si divise ancora tutto come prima.
Sempre con l'intento di migliorare l'andamento dei diversi Istituti, nel 1835 il Real Governo v'introdusse le Suore della Carità, come moderatrici e sorvegliartici.
Vi attendono con accortezza e vigilanza ancora oggi, con soddisfazione e plauso universale.
Nel 20 gennaio 1839 un incendio distrusse in massima parte il fabbricato, ma la pietà del Re Ferdinando II, di altre benefiche Amministrazioni, la pietà dei ricchi Napoletani lo rifecero con più lusso e comodità, come ancora oggi si ammira.
Ha oggi questo vasto fabbricato una sala, detta della "ruota", dove per la buca che dà sulla strada s'introducono i neonati, raccolti dal di dentro dalle Suore della Carità sono consegnati a delle balie per alimentarli e curarli.
C'è il reparto dei maschi e delle donne, tutti sono avviati alla lettura e alle arti. Le donne rimangono nell'alunnato fino alla richiesta di matrimonio, o come governanti in case onorate e religiose, sempre tutte corredate di un appannaggio.
Quelle che vogliono abbracciare lo stato religioso entrano nel Monastero e vivono sotto la Santa Regola.
La Farmacia, come si è detto, è per i bisogni dello Stabilimento e per i ' conosciuti ' poveri ai quali si somministrano le medicine gratuitamente. Tutto ciò lo dichiarano i due stupendi distici scolpiti su di una lastra di marmo, incastrata sul grande vestibolo, opera del P. Celestino Guiniardini dell'Ordine dei Celestini.
Visione da Cordarauro della facciata dell'Ascensione
Foto di: @irpiniaroad