Facciata dell'palazzo che ospitava l'istituzione
Foto di archivio
Vittorio Emanuele I, sua moglie e le figlie
@LuigiBernero
Educandato
Maria Cristina
di Savoia
O' Mariacristin'
Chi era la regina?
La storia della regina Maria Cristina di Savoia comincia in una solare mattina del 14 novembre 1812 ma non termina certo con la sua morte. Perché come tutti i personaggi grandiosi, la sua gloria rimane negli anni attraverso il ricordo di chi la ama, permane nei secoli attraverso le sue opere, resiste al tempo attraverso gli elogi di chi la stima. Perché è una figura avvolta dal fascino del mistero, intorno alla quale si continuano a sviluppare aneddoti e supposizioni. Certo è che a 17 anni dalla morte le sue spoglie furono trovate intatte e i capelli incredibilmente rigogliosi tanto che fu impossibile estirparne uno; e quando si aprirono le casse che conservavano il suo corpo, un profumo persistente calò sul luogo. Certo è che quanto di più umano o strano vi era in lei era intriso di divino.
Il 9 luglio 1859 Papa Pio IX la riconobbe Venerabile e da allora la regina attende la “Gloria degli Altari”.
La sua vita ha inizio in modo anomalo se non addirittura sventurato: la figlia del Re Vittorio Emanuele I e di Maria Teresa d’Asburgo venne alla luce a Cagliari, lontano dalla corte torinese, da esule durante l’era napoleonica e nella palpabile delusione e mortificazione di quanti l’avrebbero voluta maschio per assicurare la continuità dinastica dei Savoia.
Sua madre volle che la principessina fosse battezzata il giorno stesso della sua nascita quasi a manifestare la superstiziosa volontà di scongiurare i cattivi auspici sotto cui Cristina nasceva.
Nel 1815 Napoleone fu sconfitto a Waterloo e costretto all’esilio sull’isola di Sant’Elba.
I sovrani esuli poterono così rientrare a Torino, acclamati da una plaudente ed esultante folla che per la prima volta vide l’ultima nata di casa Savoia e non poté non essere colpita dalla sua grazia compostezza e umiltà. Dicevano esser d'essa un angelo.
Era una di quelle anime privilegiate, che sembrava esser nata su questa terra senza il retaggio della prima colpa, senza passioni disordinate.
Si mostrava sempre sottomessa ai voleri della Regina Madre e ai desideri delle sorelle maggiori . La piccola divenne così oggetto delle tenerezze di tutta la Real Famiglia ma in particolar modo della madre Maria Teresa. Cristina tuttavia, non abusò mai di questa predilezione per potersi abbandonare ai capricci infantili e non suscitò mai l’invidia delle sue sorelle maggiori: Maria Beatrice, e le gemelle Teresa e Marianna.
Maria Cristina è un personaggio di cui troppe volte si è ignorato il carisma, la personalità, le virtù. Di lei sono stati forniti per lo più immagini agiografiche che la mostrano come una bigotta, ma non è così. Sin da bambina emersero in lei grandi doti, una forte personalità e un entusiasmante amore per la vita terrena; fu semplicemente costretta a reprimere tutto questo perché crebbe in un periodo difficile per la sua famiglia, segnato da lutti e lotte che vedeva il Re e il popolo contrastarsi in nome dei principi Assolutistici l’uno, e quelli Costituzionali l’altro.
La principessa Cristina respirò dunque l’aria di tensione che dominava il Palazzo e per non recare dispiacere ai suoi genitori, dovette soffocare pianti e paure; tuttavia respirò anche l’aria di profondo misticismo e sviluppò una religiosità, una fede e una devozione che le permisero di affrontare la sua difficile e travagliata esistenza, costernata di dolori e privazioni.
Il 10 gennaio 1824, quando Cristina aveva solo nove anni, suo padre Vittorio Emanuele II, dopo aver abdicato a favore del fratello Carlo Felice si spense. Per la giovane principessa, enormemente legata a suo padre fu un duro colpo, per giorni rimase chiusa in camera, raccolta nel suo dolore, inginocchiata dinanzi ad un crocefisso. Padre Terzi, confessore e confidente per tutta la vita, fece leva sulla sua religiosità spiegandole che vita e morte fanno parte di un unico disegno divino. Nella fede e nella carità trovò la forza per superare quel momento e destinò tutti i suoi risparmi in messe a suffragio dell’adorato padre e in opere di beneficienza.
Col passare del tempo la regina oltre obbedienza, dottrina, bontà d’animo e intelligenza mostrò un’estrema bellezza e morigeratezza.
Dal fisico longilineo, l’altezza sul metro e settanta, i lineamenti regolari, era in grado di arrossire per uno sguardo o la sola presenza dell’altro sesso. Le innumerevoli doti fecero ben presto di lei la fidanzata ideale d’Europa, ambita dagli scapoli di ogni censo. Antonio Monti sostenne che mai vi fu principessa più desiderata.
A prendere però, posizioni sulle sue nozze non fu mai lei, bensì lo zio nonché re, Carlo Felice che optava per un matrimonio con Ferdinando II di Borbone, e sua madre l’ex sovrana Maria Teresa che, anche se desiderava più di ogni altra cosa vedere Cristina sposata prima di morire, contrastò e osteggiò con ogni mezzo le nozze con il Borbone perché affetto da epilessia. Cristina invece desiderava più di ogni altra cosa entrare in convento e condurre una vita come servitrice di Dio.
Nel 1832 morì anche sua madre e, seppure stordita dal dolore la futura sovrana di Napoli comprese di essere rimasta sola e di non essere altro che uno strumento in mano al Re Carlo Alberto, successo a Carlo Felice. Questi le impose per ragione di Stato di sposare Ferdinando II di Borbone e, anche se all’inizio Cristina si oppose a questa decisione, fu poi costretta a cedere e con eroica ed amara rassegnazione acconsentire alle nozze. Si concluse così la più intricata e lunga trattativa nuziale della storia, durata all’incirca tre anni, si concluse con una semplice cerimonia a Genova il 21 novembre 1832, la cui sposa non mostrò il minimo segno di felicità ne tradì il suo tormentato stato d’animo.
Maria Cristina di Savoia, autore sconosciuto
Olio su tela
Galleria Palatina, Palermo
Ferdinando II Re delle Due Sicilie, Giuseppe Bonolis, 1835
Olio su tela
Palazzo Reale, Caserta
Maria Cristina di Savoia in una sala della Reggia di Napoli,
Carlo De Falco, 1836
Napoli, Palazzo Reale
Per la nuova regina di Napoli, abituata alla vita claustrale dei castelli savoiardi, alla malinconia e al silenzio della corte torinese, l’incontro con la colorata e festosa Napoli sarebbe potuto essere traumatico o quanto meno disagevole. Per Maria Cristina fu invece piacevole. Il suo arrivo fu salutato da un caloroso popolo che gridava a squarciagola per l’arrivo di quella che per loro era già la “Reginella Santa”. Cristina rimase commossa dall’accoglienza di quel popolo chiassoso che senza conoscerla l’amava più dei torinesi. Anche il patrono di Napoli, San Gennaro sembrò apprezzare l’arrivo di Maria Cristina; durante la tradizionale visita all'omonima Chiesa infatti, avvenne il miracolo della liquefazione del sangue, fuori delle date che allora la Chiesa aveva stabilito. Visitando Napoli Maria Cristina rimase colpita dal sole e dal mare di questa città ma anche dalle strette stradine sinonimo di povertà e disperazione. Fu allora che comprese l’importanza delle nozze con Ferdinando. La sua era una missione affidata da Dio, una carica celeste volta a risollevare le sorti di quel popolo e dare così sfogo alla sua indole umanitaria con numerose opere di beneficienza. La Reginella dunque, non si pentì mai di quelle nozze anche se all’inizio mai coppia parve peggio assortita: lui massiccio, esuberante, grossolano, talvolta volgare; lei sensibile, fragile, timida, esangue. Invece, contrariamente alle apparenze, quella fu una coppia affiatatissima, legata da profondo amore e stima, fu un rapporto di reciproco scambio: Cristina seppe trasmettere a Ferdinando i valori religiosi rendendo più tollerante la sua politica e meno rozzo il suo carattere. Ferdinando le fu invece maestro in quella vita caotica e mondana. Cristina inoltre migliorò le usanze napoletane; introdusse a corte un costume più decente e corretto, fece abolire molte feste per devolvere i fondi in opere di carità. Cristina migliorò persino i rapporti tra Ferdinando e la sua lussuriosa madre M. Isabella mostrandosi umile e sottomessa.
Ecco per quali motivi una donna settentrionale per carattere e portamento fu tanto amata dal popolo meridionale.
In quegli anni la Regina si recò per ben undici volte al Santuario di Santa Filomena a Mugnano, per conoscere di persona Suor Maria Luisa di Gesù, la religiosa che, nell’agosto 1833 aveva impressionato tutti gli ecclesiastici del Regno per le conversazioni medianiche con Santa Filomena. In quell’anno il Santuario fu meta di moltissimi pellegrinaggi e di lì a poco Gregorio XVI nominò Santa Filomena patrona del Rosario vivente. Ecco perchè sul finire del 1834, Cristina, che aveva già sentito parlare delle miracolose spoglie dell’eroina cristiana, corse proprio al Santuario di Mugnano per chiedere la grazia di un erede che dopo due anni di matrimonio non arrivava ancora. Maria Cristina arrivò a Mugnano, per la prima volta in forma ufficiale e col suo consorte, nell’aprile 1835. I sovrani ascoltarono la Messa celebrata all’Altare della Martire, baciarono il prezioso sangue , accettarono in dono una reliquia e, com'era di consueto elargirono delle elemosine ai poveri del paese. Poco dopo quella visita, fu annunziato il lieto evento, avvenuto per intercessione di Santa Filomena, ad ogni angolo del Regno. Maria Cristina tornò più volte da sola al Santuario; in una di quelle occasioni fu attratta dalla bellezza della statua di Maria SS. delle Grazie e domandò al Pontefice Gregorio XVI la clemenza di dichiararne la festività, che ricorreva il 2 luglio, di doppio precetto in tutto il regno. Donò al Santuario un cuore d’oro massiccio che fu però venduto, un piviale di raso bianco ricamato in oro che si conserva tuttora nel tesoro del Santuario. Venuto al mondo il principino mandò al Santuario un bambino d’argento dello stesso peso del nascituro, dispose la celebrazione di un Triduo di ringraziamento alla Santa e ottenne che nella fede di battesimo fosse aggiunto alla classica sfilza di nomi anche Filomena.
Interno del Santuario di Santa Filomena,
Foto di @sabatodapolito
Maria Cristina morì com’era vissuta: stoicamente. Le sue ultime parole furono: ”Credo in Dio, amo Dio, spero in Dio”. Si consumò lentamente a causa di una violenta febbre puerperale e il suo ultimo desiderio fu quello di creare un istituto per ospitare 50 orfane a Mugnano, a ridosso del Santuario in cui i sovrani avevano avuto la grazia.
"La Santa", Cristina lo era già ma la morte prematura la consegnò definitivamente a questa fama.
Verso il 1847 Ferdinando II fece erigere adiacente al Santuario un edificio a tre piani, circondato di giardini e di tutto quanto potesse servire ad una Famiglia Religiosa. La costruzione fu iniziata nel 1847 per dare alloggio alle Suore della Carità, cui venne affidata la Scuola Femminile. Per rispettare l’ultimo desiderio della sua defunta consorte, Ferdinando fece alloggiare in questo istituto, che prese il nome di Maria Cristina di Savoia, 50 orfanelle. Ben presto, si pensò ad una costruzione più vasta che ospitasse anche la famiglia delle orfane, dodici suore addette alla cura del Santuario e all’istruzione sia delle orfanelle che delle fanciulle del popolo.
Era un edificio di bell’aspetto, il cui interno offriva ogni comodità.
Il pian terreno era destinato all’istruzione gratuita, i piani superiori all’Educandato. L’Istituto fu inaugurato l’11 gennaio 1853; più tardi esso comprese anche la Scuola Magistrale e quella materna.
Poco dopo la sua morte, dilagarono in tutto il Regno notizie di miracoli, guarigioni straordinarie, visioni, prodigi. Da allora la beatificazione parve imminente ma, quasi paradossalmente non arrivò mai per cause di natura politica e per attriti tra Casa Savoia e la Santa Sede. Se però alla Chiesa occorrono i miracoli per dichiarare una persona “Santa” al popolo basta molto meno. Per la gente la santità e la purezza della Reginella non erano in discussione. Non lo sono tuttora a giudicare dai numerosi cuori d’argento, ed ex-voto che luccicano sui muri della Chiesa di Santa Chiara a Napoli e dai migliaia di fedeli che si recano a chiederle grazie di ogni genere.
Senza rendercene conto, un po' della storia di Maria Cristina è incisa nella storia del nostro paese e da centocinquanta anni un istituto che porta il suo nome si erge trionfante colmo di memorie. Un istituto che è il simbolo di una vita da ricordare, di un culto da rinnovare.
Targa in onore alla regina, cortile interno
Foto di: @forumgiovanimugnanodelcard
Vista dal cortile interno
Foto di: @gianni.scc
Facciata del palazzo nel presente,
Foto di: @forumgiovanimugnanodelcard